Ripartire dalle basi
Quando si riceve la diagnosi di celiachia all’inizio si sperimenta una sensazione di panico, subito sostituita da un incredibile nervoso per l’improvviso cambio di dieta. Poi però man mano la tristezza e il nervoso si attenuano e si comincia ad informarsi sul serio e ad abituarsi al nuovo “stile di vita”.
Con internet e i social network siamo sempre più facilitati nella ricerca di locali dove possiamo mangiare tranquillamente e abbiamo la possibilità di confrontarci con chi sta affrontando la stessa malattia. Tuttavia, inutile nasconderlo, leggendo i post e i commenti ci si accorge che spesso regna la confusione più totale perfino tra noi celiaci. Quando le persone iniziano a dire che si possono mangiare cibi di cui è la stessa società che li distribuisce ad affermare in maniera scritta che non può garantire la non contaminazione, perché “io li ho sempre mangiati e non mi sono mai sentita male”, è evidente che ci sia qualcosa di distopico. A furia di leggere commenti contraddittori ci si fa prendere da dubbi su qualsiasi cosa. Che fare allora?
La celiachia è una malattia e come tale va trattata. Dalla celiachia non si può guarire e l’unica terapia al momento a nostra disposizione è una rigorosa dieta senza glutine. Non esistono gradi di celiachia: o si è celiaci o non lo si è. Esistono tuttavia sintomi differenti e persino persone asintomatiche. Come per tutte le malattie è importante controllarsi e seguire la dieta senza glutine ed è un’ottima occasione per iniziare a prendersi davvero cura di se stessi. Troppo spesso, soprattutto se si lavora tanto e si è golosi come me, ci si dimentica che occorre controllare la propria salute ed avere un’alimentazione bilanciata, a volte per pigrizia, a volte perché si considera il cibo uno dei più grandi piaceri della vita e si finisce con l’esagerare. Troppo spesso si leggono domande di persone confuse che dopo anni ancora non sanno cosa possono o non possono mangiare dopo la diagnosi di celiachia.
Per questo io ho deciso di riprendere in mano le informazioni utili e di scrivere questo articolo. Ho deciso di ricominciare dalle basi.
In questo procedimento, un grande aiuto ci viene fornito dall’AIC. Sul sito dell’associazione c’è una sezione dedicata ai neodiagnosticati che spiega le basi e dove trovare le informazioni utili. Diventandone soci si riceve a casa il prontuario, il notiziario dell’associazione e del materiale informativo e si ha la possibilità di partecipare a tutte le iniziative dell’associazione. Tanti sono i progressi fatti in questo settore soprattutto grazie a questa associazione. Tra gli altri servizi c’è un’applicazione che permette di trovare tutti i locali aderenti al progetto AFC (alimentazione fuori casa), ovvero locali che hanno seguito una formazione e accettato di preparare cibo adatto a noi celiaci e di sottoporsi a eventuali controlli da parte della sezione locale dell’associazione.
Fondamentale è fare riferimento all’abc, dove sono elencati gli alimenti permessi, vietati o a rischio. Qui vi riporto il link. Per tutti gli alimenti che sono a rischio, si possono assumere con sicurezza solo quelli che riportano la scritta “senza glutine” o il simbolo della spiga barrata. Particolare attenzione dev’essere posta nell’evitare la contaminazione. Se in cucina si hanno sia alimenti con glutine che senza, non servono due set di pentole e infiniti accessori: bastano pochi accorgimenti per evitare la contaminazione. Qui potete vedere un piccolo video che li riassume. Nella dispensa occorre tenere ben separati gli alimenti consentiti da quelli non consentiti.
Sui social network troverete spesso dei dibattiti su alcuni prodotti. Alcune ditte comunicano sul proprio sito, su una locandina o su una mail di risposta al cliente che il loro prodotto è senza glutine, senza però mettere il claim sulla confezione. Il dibattito sui vari gruppi si accende sempre su questo argomento, perché per l’associazione non vale la sola parola della ditta, ma il prodotto deve essere presente sul prontuario degli alimenti o recare la spiga barrata o la scritta senza glutine sulla confezione per essere sicuro per noi. Qualcuno pensa sia esagerato, ma mi domando: vale la pena rischiare per un prodotto che affermano essere senza glutine ma di cui non vogliono assumersi la responsabilità di apporre la scritta che ci tutela sulla confezione? Vale la pena rischiare se un alimento è a rischio solo perché qualcuno ha scritto su un social network che pur mangiando quel prodotto non ha riscontrato sintomi evidenti? A livello fisico la celiachia può essere asintomatica o avere sintomi che si confondono facilmente con altre patologie e creare ugualmente danni. Perciò personalmente non credo sia una buona idea rischiare, soprattutto al giorno d’oggi, quando anche noi abbiamo ampia scelta di cibo e sempre più locali e esercenti si stanno attrezzando. Questo ovviamente non vuol dire che dobbiamo diventare paranoici e vedere contaminazioni ovunque. Come sempre ci vuole la giusta misura.
Quanto all’alimentazione, una volta tolto il glutine valgono le regole di base che valgono per le persone sane. Diverse indicazioni a riguardo si trovano sia sul materiale dell’AIC che su vari siti, tra cui quello del Ministero della Salute. E anche in questo caso, anzi, forse ancora di più su questo argomento, ricomincio dalle basi. Perché per chi è goloso come lo sono io, quando riceve una diagnosi di celiachia tende ad esagerare con qualsiasi nuovo alimento trovi che non aveva ancora mangiato in versione senza glutine. Ci si dimentica a volte che si può mangiare bene anche mangiando sano e che si può soddisfare il proprio appetito e la propria golosità anche con un’alimentazione equilibrata.
E questa sarà la mia sfida nei prossimi mesi. Trovare un equilibrio nella mia alimentazione, prendermi cura di me stessa con cibo buono e sano.
Ma questa è un’altra storia.
Nel frattempo, come sempre, buon appetito.
Pepper